La Fortezza di Bardi detta anche “Rocca di Bardi”, in provincia di Parma, edificata sulla cima di uno sperone roccioso di diaspro rosso, domina la confluenza del torrente Noveglia con il Ceno.
Il primo documento ufficiale, datato agosto 898, è l’atto di acquisto da parte di Everardo, vescovo di Piacenza, che lo trasforma in luogo di ritiro e rifugio contro le possibili invasioni degli Ungari.
Nel 1257 Ubertino (Albertino) Landi acquista dal Comune Piacentino le Valli del Taro e del Ceno e si impossessa della struttura.
Da questo momento la famiglia, originaria di Bobbio (Piacenza), trasformerà, nell’arco di quattro secoli, l’antica fortezza in lussuosa residenza principesca.
Grazie a un’astuta diplomazia e a un’attenta politica di unioni matrimoniali dinastiche, i Landi ottengono l’autonomia dalla giurisdizione comunale piacentina: la signoria di Milano rappresentata dai Visconti e dagli Sforza riconosce loro ampia autonomia di governo.
Inoltre, a seguito della posizione ghibellina della dinastia, nel 1551 l’imperatore Carlo V nomina Agostino Landi principe di Borgo Val di Taro ( chiamato Torresana), Marchese di Bardi, Conte e Barone di Compiano, a capo di ciò che passerà alla storia come “Stato o Principato Landi”.
Con il medesimo decreto conferisce alla casata piacentina l’importante privilegio di battere moneta, con propria zecca, pratica che sarà portata avanti dal successore Federico che sarà anche Reggente di Monaco, essendo il fratello di Maria Landi detta “Mara Grimalda” per esser moglie di Ercole Grimaldi, padre del primo principe di Monaco, Onorato II.
A Federico era rimasta una sola figlia femmina, che secondo i regolamenti dinastici del tempo non ereditò il governo del principato paterno, pur non venendo ad estinguersi completamente i discendenti dei Landi.
A seguito del matrimonio di Maria Polissena con Gian Andrea Doria e delle decisioni dei figli della principessa, come il matrimonio di suo figlio che lo porta presso i Pamphili di Roma, il Castello viene venduto, nel 1682, dal suddetto figlio a Ranuccio II Farnese, casata da sempre oppositrice dei Landi, che con il Principato favorito dai Visconti di Milano e dagli Imperatori, rappresentava un governo felice, indipendente dai Duchi di Parma.
Il duca di Parma e Piacenza rovescia le insegne dei Landi e sostituisce il proprio stemma ma né lui, cercando di cancellare le tracce dei grandi Principi Landi, ma i Farnese non apportano alcuna modifica sostanziale alla struttura castellana.
Da questo momento in poi quello che era stato un florido stato di montagna diviene sempre più periferico; estintasi la famiglia Farnese nel 1731, Bardi e il suo castello seguono le sorti del Ducato, passando ai Barbone, ai Francesi, nuovamente ai Borbone, fino all’annessione al Piemonte.
Con l’unità d’Italia la fortezza diventa carcere militare fino a quando, nel 1868, viene ceduta all’amministrazione comunale che la trasforma in sede di uffici pubblici fino agli anni ’80.
Per lungo tempo anche nel ‘900, il Castello era abitato da alcuni residenti bardigiani, gli ultimi ad andarsene lo fecero negli anni ’70.
Negli ultimi decenni, una serie di interventi volti al restauro, alla conservazione e valorizzazione del bene lo hanno riportato ad antico splendore aprendolo fortunatamente al pubblico.